lunedì 15 novembre 2010

A dead notebook's elegy

Lo ammetto, quello che sto trattando è una cosa un po' strana.

Oggi pomeriggio mi arriva la telefonata dal centro di assistenza a cui avevo affidato il mio portatile che giovedì scorso, senza motivo apparente, si era rifiutato di partire dopo l'accensione (cioè vedevo accese le spie ma lo schermo restava nero). Già avevo un sospetto, che oggi mi è stato confermato: scheda madre andata, sostituirla mi costerebbe più che comprare un notebook nuovo.

Ok, al di là della seccatura di dover spendere altri soldi per un portatile (dato che come disoccupata non ho un introito fisso), al di là del fatto che comunque dovrò reinstallare tutti i programmi che aveva su... ammetto che un po' d'amaro in bocca ce l'ho.

Lo so, lo so, ci son cose ben più gravi di un portatile che fa kaputt. Solo che un po' ti ci affezioni. Con quel portatile ho cominciato a scrivere durante i miei primi viaggi. Molte trame sono nate lì, e ancora sono là dentro (fortuna che il disco rigido posso recuperarlo). Con quel notebook ho attraversato l'Italia, ho trascorso pomeriggi in riva al lago, in baita; anche solo seduta sul predellino del treno sorbendomi viaggi lunghi ore ed ore senza manco il riscaldamento, beandomi del calore alle gambe infuso dal suo alimentatore.
Me lo sono portato sempre appresso, lavorando non solo di scrittura, ma anche con sceneggiatura e montaggio. Mi ha permesso di lavorare ovunque fossi. Era uno strumento fisso nelle mie giornate in biblioteca, oppure un momento di svago tra una scrittura e l'altra.

Insomma, in questi quattro anni, mi ha accompagnato praticamente dappertutto e un po' mi dispiace sia "morto" così all'improvviso. L'unica consolazione è che almeno lo userà mio nipote per giocare, provando a immaginare di scrivere le parole che ha in testa. Un po' come faccio io. ^_^

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