venerdì 31 dicembre 2010

L'ultimo dell'anno

L'ultimo giorno, o l'ultimo post del 2010. Si può vedere in molti modi. In ogni caso, sono entrambi delle occasioni in cui sovviene l'odiosissimo faccia a faccia con il tuo operto, quando è ora di fare la rendicontazione di cosa hai fatto, di cosa dovevi fare, di cosa non sei riuscito, di cosa ancora manca. Di solito non lo faccio mai. Ho altre cose a cui pensare. Ma ora sono ferma, e rimuginare viene naturale, anche se è una cosa che mi dà fastidio. Ma ve lo giuro.

Il 2010 è stato un anno diviso a metà. La prima è stata offuscata dal lavoro che mi stava uccidendo sempre più. Un lavoro che dovevo tenere solo per la sicurezza economica ma che mi stava togliendo la vitalità, la salute e qualsiasi voglia di reagire. Fino a giugno, quando ho preso il coraggio non a due mani, ma a sei, come la dea Kalì, e andarmene. Mollare la sicurezza per l'ignoto, sfidare ogni convenzione e prudenza per lanciarmi nella scrittura. E questa ha occupato la seconda metà dell'anno, che ha visto concretizzarsi pagine e pagine di lavoro. Un libro quasi finito, a 4 mani con un amico, e quello principale che sto scrivendo da sola giunto a metà. Per non parlare del Workshow "Tessitori di sogni", insieme ad altri scrittori e disegnatori, con i quali fare gruppo - oltre che amicizia - è stato un onore.

Il 2010 ha avuto anche il fatidico traguardo di una prima pubblicazione: un racconto breve sul numero 2 della rivista Effemme. Con nome in copertina accanto a Terry Brooks e andato a ruba durante il LC&G. Niente male.

A ben pensarci, tantissimi eventi si sono mischiati, tanto che dare ordine a essi è quasi impossibile. E' un turbine di accadimenti. Alcuni belli, altri meno. E' stato un anno di decisioni difficili, di scoraggiamenti, di depressione perché non riuscivo a vedere delle vie d'uscita; è stato un anno in cui si sono condensate molte paure, in cui ho versato lacrime. E' stato un anno che mi ha avvicinato inesorabilmente alla trentina e con essa alla consapevolezza che non potrò più continuare a rimandare molte cose, anche se faccio di tutto per compierle.

Tuttavia, è stato anche un anno rocambolesco, divertente per molte cose. Ho partecipato al mio primo torneo di scherma, divertendomi come una matta. Mi sono lanciata su una fune d'acciaio lungo il Po, a Torino, urlando a squarciagola - venti secondi d'adrenalina pura. Sono rientrata in un gruppo rock, abbiamo trascorso serate indimenticabili - cena e poi serata in mezzo alla gente, cantando a pieni polmoni gli AC/DC. Ho assistito al mio primo concerto dei Blind Guardian, sgolandomi insieme ai miei amici. Ho viaggiato in lungo e in largo nelle città che amo; ho passato il mio compleanno praticamente tutto il giorno in stazione, con lo spirito del profugo e l'eccitazione del turista che si ferma nell'autogrill nel bel mezzo del nulla. Ho riso coi miei amici davanti a un tavolo e quattro birre, passando le notti anche solo a chiacchierare per il piacere di farlo, non aveva importanza l'argomento. Ho avuto il conforto di veri amici che per me oramai sono come fratelli, e sono stata ad ascoltare, volentieri, chi aveva bisogno di me per sfogarsi, o per chiedere aiuto.

Non tiro le somme, semplicemente do una sfuggevole occhiata alle spalle. E devo dire che non mi lamento. Per niente.


mercoledì 1 dicembre 2010

Giro di boa

Di solito si dice per l'età, invece stavolta è per qualcosa di più "piacevole" :-)

Questa sera è stato completato un capitolo che, dopo un mese di scrittura e quasi 600.000 caratteri, conclude la prima metà del libro che sto scrivendo a quattro mani.
Una fatica come capitolo, lungo e intricato, ma scriverlo è stato una soddisfazione.

Grazie a Luigi, amico e "fratello adottivo", con il quale sto scrivendo. Ricorderò sempre il 13 ottobre, il tavolo da biliardo, e due menti (fuori di testa) come le nostre che buttando là una voglia comune di scrivere hanno ideato una trama e dei personaggi... giusto in tempo per arrivare al concerto dei Blind Guardian e trovare la frase ispiratoria, il "la" dell'orchestra.

Grazie a chi fa il tifo mentre sto percorrendo un gradino per volta.
Grazie a chi ha la pazienza di aspettarmi. Farò di tutto per non deludere le vostre aspettative (e nemmeno le mie).

Ora qualche giorno di meritato riposo a Lucca, un salto a Firenze... e lunedì... si riprende! :-)

lunedì 29 novembre 2010

THIS... IS...

..... ASGAAAAAAAAAAARD!

lunedì 15 novembre 2010

A dead notebook's elegy

Lo ammetto, quello che sto trattando è una cosa un po' strana.

Oggi pomeriggio mi arriva la telefonata dal centro di assistenza a cui avevo affidato il mio portatile che giovedì scorso, senza motivo apparente, si era rifiutato di partire dopo l'accensione (cioè vedevo accese le spie ma lo schermo restava nero). Già avevo un sospetto, che oggi mi è stato confermato: scheda madre andata, sostituirla mi costerebbe più che comprare un notebook nuovo.

Ok, al di là della seccatura di dover spendere altri soldi per un portatile (dato che come disoccupata non ho un introito fisso), al di là del fatto che comunque dovrò reinstallare tutti i programmi che aveva su... ammetto che un po' d'amaro in bocca ce l'ho.

Lo so, lo so, ci son cose ben più gravi di un portatile che fa kaputt. Solo che un po' ti ci affezioni. Con quel portatile ho cominciato a scrivere durante i miei primi viaggi. Molte trame sono nate lì, e ancora sono là dentro (fortuna che il disco rigido posso recuperarlo). Con quel notebook ho attraversato l'Italia, ho trascorso pomeriggi in riva al lago, in baita; anche solo seduta sul predellino del treno sorbendomi viaggi lunghi ore ed ore senza manco il riscaldamento, beandomi del calore alle gambe infuso dal suo alimentatore.
Me lo sono portato sempre appresso, lavorando non solo di scrittura, ma anche con sceneggiatura e montaggio. Mi ha permesso di lavorare ovunque fossi. Era uno strumento fisso nelle mie giornate in biblioteca, oppure un momento di svago tra una scrittura e l'altra.

Insomma, in questi quattro anni, mi ha accompagnato praticamente dappertutto e un po' mi dispiace sia "morto" così all'improvviso. L'unica consolazione è che almeno lo userà mio nipote per giocare, provando a immaginare di scrivere le parole che ha in testa. Un po' come faccio io. ^_^

venerdì 5 novembre 2010

Away

Molte persone mi hanno chiesto se non ho mai avuto l'impulso di andarmene da dove vivo e trasferirmi laddove potrei avere più possibilità professionali.

In molti mi hanno chiesto se non mi sentissi soffocata a stare dove stavo, senza provare il desiderio di trovarmi in mezzo a una grande importante città.

Di grandi città ne ho visitate: Firenze, Roma, Torino, Milano, Genova... queste per citarne alcune. Firenze mi ha preso il cuore, non posso negarlo: l'arte di cui è pregna me la rende una principessa.

Però...

Rispondete sinceramente: quanto cuore avreste di abbandonare questo?

giovedì 4 novembre 2010

Back from LC&G

Il Lucca Comics & Games è stato come sempre un momento di estraneazione dalla realtà. Dannatamente piacevole, come ogni anno. Peccato per la pioggia, che ha un po' rovinato le ultime due giornate a chi - come la sottoscritta - era in cosplay. Ma alla fine pazienza: l'importante era vedere gli amici, farsi due risate insieme, condividere qualcosa in quei giorni per poter sopperire alla mancanza di non vedersi mai tutto l'anno.

Non sono riuscita ad avere l'autografo di Terry Brooks... in compenso sono riuscita ad avere quello di Alfonso Zarbo (autore di Ivengral). Ho rivisto tutti i miei amici del Workshow: abbiamo presenziato all'inaugurazione della mostra con il lavoro finale dell'ultimo anno. Vedere il proprio pannello con concretizzate le proprie creazioni dà una soddisfazione indicibile.

Sono anche felice perché durante il LC&G è andato a ruba il secondo numero della rivista Effemme edita da Delos Books, che conteneva il mio racconto, con tanto di nome e cognome sulla copertina. Ne ho riservato una copia anche per mia nonna, che lo desiderava tanto :-D

L'unico rimpianto è non essermi comprata un ciondolo raffigurante una Banshee... fatto a mano, in argento, pezzo unico. Ma 90 euro era veramente troppo :-S

La cosa strana di Lucca è stato il ritorno. Sono arrivata a casa con una carica scrittoria addirittura soffocante. E' da ieri mattina che scrivo senza sosta, senza fare pause. Insieme al mio amico, con cui stiamo lavorando a una trama a quattro mani, abbiamo scritto qualcosa come venti pagine in una sola giornata. Nel pomeriggio si andrà avanti e, nell'attesa, lavoro sulle mie trame "solitarie" continuando quelle per le quali mi sento più ispirata, quest'oggi.

Voglio finire, voglio finire. Una volta che scopri l'emozione del concretizzare, del mostrare, del pubblicare, diventa il tuo vello d'oro, il tuo obiettivo. Condividere il tuo mondo, le tue emozioni nel far vivere le avventure dei tuoi personaggi... non si può lasciare tutto questo nel cassetto. E' un'eresia il solo pensiero.

Quindi, rimbocchiamoci le maniche, scaldiamo la tastiera, e andiamo!

venerdì 22 ottobre 2010

On the road again

Trolley preparato, sveglia puntata alle 04.30 di domani mattina. Partenza alle 5.30. A Milano, un attesa di un'ora e mezza, poi si salta sul treno e vai a Bologna, 3 ore con il regionale perché non lavorando devo economizzare qualsiasi cosa. Poi ancora un'attesa di più di un'ora e finalmente un locale che mi porterà dal mio ragazzo. Arrivo praticamente dopo dieci ore complessive di viaggio. Questo, anche più volte al mese. Quando lo dico, la domanda che più spesso mi viene rivolta è "ma come fai?" e come condimento: "Te sei pazza."

Pazza? Di sicuro, ma mi piaccio così. Come faccio? Sinceramente non lo so. Me lo sono chiesto. La risposta forse è che sono un tipo a cui piacciono i viaggi, specie quando mi metto in gioco. Ho fatto alcuni viaggi in macchina in compagnia di amici, roba da 4-5 ore stipata nel sedile di dietro con i bagagli addosso. Eppure per me era una gioia fermarsi in autogrill, mangiarsi un trancio di pizza o un panino, anche seduti sulle scale quando non c'era un tavolo o un posto in piedi. Il caffé concesso a metà strada, il cappuccino al bar della stazione, salutando quello che me lo fa e scambiando due chiacchiere.
L'ho sempre vissuta come un'avventura. Ecco, può definirsi così. Infantile? Chissenefrega. E' a mio beneficio.
Non sono ricca da poter girare il mondo, ci saranno posti che non vedrò mai nella mia vita. Quindi cerco di rendere particolare ogni piccolo spostamento che faccio. A me piace stare nel treno e aspettare che mi porti in un altro posto. Più che la destinazione, a volte le prime emozioni le si prova durante il viaggio.

Tanti miei conoscenti si lamentano anche prendendo l'Eurostar. Arrivano doloranti, distrutti. Per me, andare al Lucca Comics significa fare cinque cambi. Cinque treni con distacchi minimi e una caterva di bagagli dietro. E quando arrivo là e sento gente che arriva da Firenze e sembra che ha percorso l'Equatore a piedi, non so perché ma rido. Senza scherno eh, ma rido perché quella che per me è normalità loro me la fanno vedere nell'ottica di un'impresa titanica.

Abitudine, forse? Da bambina andavo dai miei nonni in Sicilia. Vagone letto, ci volevano 18 ore, si partiva alle nove e si arrivava il giorno dopo. Forse è per questo.
Ho trascorso persino il mio compleanno tra una stazione e l'altra senza per questo rimanere amareggiata. Persino per andare nella palestra dove pratico scherma mi macino un'ora di andata e un'ora di ritorno in macchina, due volte alla settimana. Eppure non mi pesa.

Non sopportate la noia del treno, dite? Bah. Quando si viaggia a lungo, basta organizzarsi. L'Ipod. Un bel libro. L'Eepc, perché l'ispirazione può arrivare anche in sala d'attesa, anche quando sei seduta sul muretto della stazione in attesa che arrivi il tuo treno. Quando sei sola senza nessuno che conosci attorno, nessuna distrazione concessa, hai solo una cosa da fare: pensare.

E badate: sto parlando di viaggiare da sola. Quando sono in compagnia le cose cambiano, e in meglio.

Non sono nata in una grande città né anelo a viverci. Non sono abituata alla folla. Quando sono in stazione, in quel turbinio di persone, sola, mi salta addosso quella voglia di sapersela cavare da sola. Non so definirla altrimenti. E' come un'eterna sfida. Forse è proprio l'idea del viaggio, del mettersi in moto, nel "mettersi in gioco" fuori da casa propria, fuori dai propri schemi, che mi elettrizza.


Chiarisco un concetto: non sto scrivendo questo post per "dare una lezione." E' per rispondere a una domanda. Quando racconto dei lunghi viaggi che faccio, molti mi dicono "perché lo fai?" E la semplice risposta è: "perché no?"


sabato 9 ottobre 2010

Non è questo il giorno [cit.]

Ci sono giorni in cui l'ispirazione è un fantasma, qualcosa che ti aleggia attorno, che rende nota la sua presenza ma non ti tocca: ti passa attraverso le membra, impalpabile, immateriale, senza che su di te rimanga traccia alcuna.

Ci sono giorni in cui le parole vergate sulla carta, o impresse su uno schermo, sembrano uscire a fatica; giorni in cui snocciolare una frase che abbia una certa incisività sia difficile come masticare del pane raffermo: più ci provi e più ti si sloga la mascella cercando di ammorbidirlo.

Ci sono giorni in cui guardi quella pagina bianca sperando in un miracolo; giorni in cui senti le tue speranze vacillare, in cui hai quasi la sensazione di non essere nemmeno all'altezza di raccontare la storia che hai in mente, come se il tuo stile fosse sufficiente a svilirla.

Ma non è questo il giorno.

Perché c'è quel giorno, quella notte, quell'istante, quel lampo di vita in cui l'ispirazione ti siede accanto, sbirciando il foglio dove scrivi e sussurrandoti all'orecchio quell'idea che nemmeno avevi preso mai in considerazione, quell'intreccio particolare che dà più salsa alla storia che stai narrando e la rende più avvincente, quel dettaglio che ti era sfuggito e ti si presenta come uno sbocco fenomenale per far evolvere la storia in maniera naturale.
Quel palpito che ti fa scrivere la parola perfetta al punto giusto, in modo che si imprima negli occhi del lettore e rimarchi quel particolare concetto che vuoi che non scordi mai.
Quel momento in cui, cullato dalle note di una musica che sembra imprigionare in sé l'essenza di un mondo, lasci che le dita si muovano da sole, che i pensieri diventino parole e si riversino sul foglio che stai riempiendo sempre più, come fiumi che concludono la loro folle corsa nell'immenso oceano.

E' adesso.

domenica 26 settembre 2010

Impressioni di settembre

Qualche giorno fa ho avuto una notizia incoraggiante: è stato accettato un mio racconto per la pubblicazione di un almanacco a tema fantasy che verrà promosso durante il Lucca Comics & Games. Con tanto di nome e cognome sulla copertina.
Inutile dire come ho preso la notizia: un traguardo rilevante, un piccolo passo per uscire dall'anonimato, anche se con un racconto breve e non un romanzo. Anche alla luce di una promessa che mi ero fatta tra me e me: che sarei uscita in pubblicazione prima dei trent'anni. Non proprio come avevo immaginato, lo ammetto... ma... che vi devo dire? Io son felice lo stesso :-)

Ammetto comunque che da un lato sento il peso opprimente di quella stessa promessa: il mio obiettivo era finire i lavori a cui mi dedico ogni giorno, il romanzo cardine e le altre due trame che ho in sospeso (di cui una da lavorarci a quattro mani). Tra qualche giorno compirò 29 anni ( :-S ) e mi sembra di andare sempre troppo a rilento nonostante i miei sforzi. Poi la pacchia sta per finire... ancora tre mesi e mi ributterò a lavorare: son tre mesi che sono "a zonzo" e già in casa cominciano le tiritere, benché me la stia cavando egregiamente con i miei risparmi. Almeno ho le serate col gruppo che mi danno qualche introito su cui costruire le piccole spese...

Sì, diciamo che ho imboccato un traguardo con un piccolo amaro in bocca... ma so benissimo che ci si deve accontentare e già questo, per me, è un traguardo di tutto rispetto. A volte mi capita, specie quando ho i periodi di mancata ispirazione, di pensare se ce la farò mai, se riuscirò in qualche modo a realizzare i miei sogni, se non abbia capito niente della vita e mi sia prefissata qualcosa di irraggiungibile. Poi guardo il disegno che tengo appeso al muro - il disegno del mio protagonista, fatto da un mio amico grafico - e penso alle ragioni che mi hanno fatto stringere i denti fino a quel momento. E via: non mi serve altro.

Il nuovo obiettivo? Finire il mio libro entro il 2010. E se non riesco (si calcola sempre qualche imprevisto vario, sperando non serio) che sia almeno i 3/4 terminati e revisionati. Qui lo dico e qui lo prometto. Testimone il mondo.

martedì 3 agosto 2010

Sogno di una notte di mezza estate

Ultimamente trovo nella lettura un appagamento e nella scrittura un'autentica gioia. Ammetto che nei passaggi ostici dei romanzi che scrivo mi sia ritrovata più volte a sbattere la testa per trovare l'anello di giunzione tra un avvenimento e l'altro, la giusta consecutio di causa ed effetto per gli eventi che descrivo, con la conseguente maturazione dei personaggi e via dicendo. Tuttavia, è quando scrivo che sento di liberare quella parte di me a lungo repressa, che scalpita per esprimersi.
Ho riletto alcuni paragrafi su cui ho penato e la resa mi soddisfa, almeno per ora, nonostante siano stati i pezzi decisamente più impegnativi. Ovviamente il labor limae deve ancora arrivare, ma per una prima stesura, sono più che contenta.

Purtroppo, ancora ci sono persone che questa pulsione non la capiscono. La vedono come un dannato capriccio, un qualcosa che "è da bambini", "ma quando cresci?" Fortunatamente non è nessuno della mia sfera affettiva, altrimenti i suoi commenti avrebbero lasciato una cicatrice molto più profonda e marcata. Tuttavia è sempre una spina che ti entra nell'animo e ti ferisce, più di quanto immagini. Perché ti fa vacillare, anche se sei la persona più convinta del mondo. Specie se si è come me, che ha mollato un lavoro sicuro pur di inseguire il proprio obiettivo.

E' passato un mese e mezzo, ho scritto 6 capitoli e mezzo del mio romanzo (totale: una novantina di pagine), facendo pausa solo nei weekend per poter concedere il giusto spazio agli affetti, alla vita sociale e alla famiglia. Molti mi dicono che sto andando come un treno, ma a me pare sempre poco. Sarebbe bello poter buttare giù una scena con la stessa vivida nitidezza con cui me la sono immaginata, far sì che siano le parole stesse a scivolare dalla testa alla penna senza dover stare ad arrovellarsi troppo. Sarebbe bello, sì, sarebbe un sogno. Però, forse, nemmeno così sarebbe bello. Le cose troppo facili, alla fine non danno soddisfazione. Anche se sarebbero molto, molto comode.

E' in questi casi che devo "ricordare". Ricordare come "sognare". Come stanotte.

Sono uscita in balcone. C'era un forte temporale, valle e montagne erano uno spettacolo di tuoni e lampi. La pioggia scrosciava da parecchio, ma non riuscivo a smettere di stare appoggiata alla ringhiera e guardare quel concerto naturale. Ho chiuso gli occhi e ho immaginato. Sognato, da un certo punto di vista. Ho provato a calarmi nei panni dei miei personaggi e provato a immaginare cosa potessero provare di fronte a uno scenario simile, in un contesto completamente diverso, in uno stato d'animo completamente differente. Immergersi completamente, finché non si ha la sensazione di averli accanto. Di sentirli parlare, pensare. Sentire i loro discorsi, le loro preoccupazioni; ciò che hanno vissuto - ciò che io ho deciso che dovessero vivere, diventando quindi partecipe di tutto il bagaglio che si portano dietro - e di ciò che affronteranno.
Il pensiero pian piano è diventata una scena, un evento, di cui di lì a breve ho preso nota. Eppure sto ancora qua fuori a pensare, senza una meta precisa. E' semplicemente la mente che vaga. E un solo desiderio - un sogno - che martella la mente: poter condividere quelle emozioni con altri. Far sì che possano provare lo stesso, quando leggeranno.

E intanto, rimango a guardare il temporale. Sorrido nel pensare che, in un aspetto, siamo simili. Anche quello ha una voce che deve sfogare, di tanto in tanto.

domenica 18 luglio 2010

28 giorni dopo

Sono trascorsi esattamente 28 giorni dal giorno (effettivo) del mio licenziamento e mi sembra sia passata una vita. Davvero. Lavorando le settimane volano, quando sei in ferie anche. Quando invece hai tanto tempo libero davanti a te, sembra addirittura che la tua esistenza si allunghi.
Forte, no?

Ovviamente non mi sto crogiolando e dopo un paio di settimane di riposo (sì, ci voleva per riacquistare il ritmo e togliermi di dosso gli ultimi rimasugli dello stress) mi sono gettata a capofitto nella scrittura. Nell'ultima settimana ho praticamente fatto sempre spola con la biblioteca, ottimo luogo per concentrarsi (leggasi: silenzio e aria condizionata quando fuori c'erano 35 gradi, cosa si può volere di più dalla vita? Me lo dico da sola: il distributore di bibite. Fortuna che c'è il bar dall'altra parte della strada.)

Tra una cosa e l'altra, invece, ho iniziato anche a suonare con il mio gruppo... ah sì vero, il mio gruppo, ecco la novità. Sono stata richiesta come cantante nel gruppo degli Street Rocket (ci trovate su Facebook, se vi interessa) e il primo live (3 luglio) è stato un successone. Ogni settimana ci si ritrova per le prove, e dopo una birretta in compagnia, brindando a noi e alle cose belle che vogliamo ci accadano.

Ovviamente non ho dimenticato che prima o poi dovrò mettermi sotto con un lavoro degno di questo nome... ora racimolo qualche cosetta con i live e le mansioni extra, ma non posso parlare di "entrate". Però vediamo prima come va l'estate, e poi vediamo come riprendere.

Ora sotto con la scrittura...voglio finire la seconda parte almeno entro fine agosto! E poi a fuoco con la terza, che forse è anche la migliore! :-D

giovedì 27 maggio 2010

Febbre creativa

Lo ammetto senza modestia: con la scrittura, ultimamente sto andando come un treno. Forse è la prospettiva di aver azzardato, dopo tanto tempo, i primi passi sulla strada che voglio, anche se è presto per dire di aver cominciato bene il ritmo.
Ho cominciato a scrivere durante le pause pranzo, evitando le sere per il momento dato che le ultime settimane di lavoro si stanno dimostrando molto fitte (passaggio di consegne, aggiustamenti, il tentativo di lasciare tutto bello pulito dietro di sé).
Nove pagine in due giorni, un'ora al giorno, scritte all'ombra di un albero con il mio inseparabile EEpc di seconda mano, abbandonato alla rivendita a un prezzo stracciato (e comprato subito dalla sottoscritta) solo perché non aveva su Windows.
Alla prima rilettura non ho notato sbavature e nessuna necessità di tagliare o stravolgere le scene. Ovviamente il labor limae sarà solo alla fine del capitolo, ma per ora posso considerarmi soddisfatta.

Per quanto riguarda le idee, fioccano davvero tanto. Sono riuscita a trovare qualche spunto per rimpolpare le idee già presenti e dargli quel tocco di pepe in più che possa evitare che molte cose sembrino "campate per aria".
Oggi purtroppo piove e non potrò ritagliarmi il mio spazio.. e scrivere in casa rischio che mi distraggo. Speriamo di avere più fortuna domani. Intanto elucubro, elucubro, e progetto cosa devo scrivere, cosicché quando avrò davanti la pagina bianca saprò esattamente cosa devo raccontare.

Ultimamente, comunque, sono riuscita a scovare dei bei pezzi musicali che possano darmi l'ispirazione giusta per qualsiasi scena. I candidati maggiori sono i Two Steps From Hell, ma sto riscoprendo con gioia anche i Lacuna Coil e qualche pezzo dei Gotthard.

Non vedo l'ora di avere il tempo pieno per la scrittura :-) mi divertirò un mondo! :-D

martedì 25 maggio 2010

Lettera a mia nonna lontana

Ciao, nonna. Quando te lo dico al telefono cerco sempre di apparire gioiosa, felice, festosa. E' sempre bello sentirti, sentire il gaudio che metti quando rispondi al mio saluto. Meno bello saperti lontana, non poterti vedere quando voglio, mentre stai dall'altra parte dell'Italia. Quanti anni sono passati dall'ultima volta? Quattro? Cinque? L'ultima volta sono potuta stare solo tre ore, e col senno di poi, avrei fatto meglio a sbattermene di quella stronza della mia ex-amica che mi ha costretto a riprendere il traghetto la sera stessa, quando avrei potuto stare da te almeno un paio di giorni. Ti ho visto col magone quando sono partita, nell'ultimo istante in cui mi sono voltata guardando dal lunotto della macchina dello zio, anche se non lo avresti mai ammesso. E adesso è difficile poter scendere da te, non per problemi di ferie o soldi, ma perché mi viene sempre ripetuto che soffri talmente di cuore che l'emozione di vedermi dopo tanto tempo potrebbe farti sentire male. Fa male anche a me non poterti dare un bacio, per tutte le volte che me lo dai tu per telefono.
Non so come mi immagini. Tu non puoi vedere quasi più ormai, e per te sono sempre come una bambina un po' testarda. Piccola e testarda. Sono rimasta uguale, su quello non ci piove. La cosa che però mi rende felice, è che io ti piaccio così come sono. Tu non mi vedi mai, eppure mi vedi per quello che sono in realtà, non per quello che invece dovrei essere, secondo le convinzioni altrui. Mi fai sentire apprezzata per le pazzie che mi vengono in mente, per il carattere che mi distingue, nel bene o nel male. E tu, sempre tu, mi incoraggi quando devo scrivere. Perché anche se non vedi più, se per te le persone non sono che ombre confuse, mi ripeti che vuoi leggere i miei libri. Mi inciti a scrivere e ogni giorno me lo chiedi, al telefono "ma hai pubblicato? sei riuscita?" E' una morsa al cuore dirti di dover portare pazienza, mentre sento il tuo entusiasmo. Tu che non vedi più, e mi dici che li leggerai. Tu che non puoi apprezzare in prima persona il piacere della lettura, mi inciti a portare avanti i miei sogni, mentre invece molti altri, da cui dovrei avere maggior sostegno, cercano di affossarli giorno per giorno pensando al puro e mero guadagno che la scrittura potrebbe non garantire.

Sai nonna? Ho lasciato il lavoro. La mamma non te l'ha detto perché pensava (e continua a rimarcarmelo) di darti un grande dispiacere. Non ti spaventare. Me la caverò. Una come me se la cava sempre, l'ha sempre fatto, non mollerà certo ora. Perché? L'ho fatto per scrivere, appunto. Per poter darci sotto come si deve. Che c'è di strano? Fin da piccola avevo bene in mente cosa volevo fare. Ricordi quando mi isolavo sul terrazzo, a volte sulle scale pur di rimanere in pace, con il blocco appunti e la matita e giù a scrivere, a vergare storie, racconti, fino ad arrivare a elaborare la trama del mio primo romanzo? Sono passati più di dieci anni e mi sembra ieri, quando ti sentivo pronunciare il mio nome nella tromba delle scale, con quella voce argentina e squillante. Quelle estati infinite, in un agosto caldo come l'inferno. Estati che non ho visto più; non vedo più né te né il nonno e ho sempre il timore che con l'avanzar del tempo, i ricordi che conservo inizino a sbiadire, per quanto cerchi di tenerli stretti. Il tempo scorre e cerco di illudermi che ne ho quanto ne voglio.

Tu non mi dici mai quando stai male, anche quando ti sei rotta il femore la prendevi allegramente. Tutte le volte che mi chiedi se ho realizzato i miei sogni devo trattenere le lacrime. Sì, io che non piango tanto facilmente, a volte basta la tua voce tenera per farmi salire il magone. E devo voltarmi dall'altra parte, perché mia madre non mi noti. Devo fingermi allegra, per non darti preoccupazioni. Ci vuole tempo per concludere i miei lavori, non voglio illuderti. Ma questo tempo voglio accorciarlo, e la strada che ho intrapreso me lo permetterà.
Non ti deluderò nonna, e davanti a Dio, io giuro che riuscirò a scrivere il libro, finirlo e pubblicarlo perché tu lo possa leggere. Verrò di persona a leggertelo, un passo per volta. E se Dio è contrario a questo giuramento, che scenda qui e venga a dirmelo in faccia, se ne ha il coraggio.

Vorrei avere la tua forza, nonna. Novant'anni e rotti, e sei come una roccia. Spero che nel mio sangue ci sia abbastanza di te da poterti rendere fiera. Aspettami.

La tua eterna nipotina

lunedì 24 maggio 2010

Discussioni, delusioni, conclusioni

Ho avuto da litigare, ultimamente. Quando decidi di andare contro ogni convenzione, quando decidi di fare di testa tua fregandotene di ogni possibile risvolto (o meglio, li consideri, ma ti senti preparata ad affrontarli) è inevitabile confrontarsi, anche scontrarsi. Ma da qui a sentirsi dire "mi hai deluso profondamente" è un altro paio di maniche. E anche un altro tipo di risposta, dato che io le cose non le mando mica a dire, dovesse trattarsi di Dio in persona.

Non sono perfetta. Ci mancherebbe, anzi... meglio. I miei errori, le mie cazzate, le cantonate colossali le ho prese. Sulla pelle. Colpo su colpo. Ma per mie scelte, non di altri, e ciò mi ha aiutato a superare il peso delle conseguenze. Quindi non capisco perché, per stare bene, per potermi sentire realizzata, mi devo sentire in colpa ad abbandonare un sentiero che non ho mai scelto ma mi è stato imposto, per obbligo o convenzione. Colpa che non mi punzecchia da dentro, ma mi viene martellata dall'esterno, ogni giorno; se non con le parole, con gli sguardi; se non con gli sguardi, con gli atteggiamenti, le frecciatine. Ed emerge quel disgustoso comportamento che odio più nelle persone: il continuare a fissarti aspettando il momento in cui cadrai, in cui metterai il piede in fallo, per poter gioire della tua caduta mentre loro stanno in piedi a squadrarti dall'alto, nella loro aria di superiorità. Per questi "signori" non ho che un consiglio: andate a vivere la vostra vita e lasciate stare la mia. Chè tanto, non mi fate cambiare idea. Se pensate diversamente, non posso far altro che ridere.

Ma alla fine dei conti, parafrasando le stesse parole di chi mi critica in continuazione, cosa vuol dire "essere adulti"? Conformarsi allo stile di vita di tutti? Seguire la scia pensando "è così che ci vuoi fare"? Un corno. Essere adulti, per me, è prendersi la responsabilità delle proprie scelte. Io l'ho fatto. E non capisco perché mi venga addossata una colpa.

Quindi che si fa? Ignorare tutto e andare avanti a muso duro? Sì. Non c'è altra scelta. Non posso continuare a vivere cercando di far contenti tutti. Esiste anche una persona che nessuno vede e di cui io mi dimentico spesso: me stessa. E' là che attende, insieme al suo bagaglio di sogni, di aspettative, di ambizioni. Un bagaglio forse troppo pesante, ma non posso farci niente. Questa sono io. Questa è la mia vita, e non appartiene a nessun altro.

lunedì 17 maggio 2010

Alla fine...

...l'ho fatto. Senza ripensamenti, senza clausole, incertezze o altro.

Stamattina ho firmato, consegnato e ricevuto controfirmata la lettera che dice che dal 16 giugno in poi, io non lavorerò più per $mia_ditta.

Sì, è così. Ho dato le dimissioni.

Sinceramente le dimissioni sono qualcosa che mi hanno sempre fatto molta paura. E' almeno un anno che pensavo di licenziarmi, ma non pensavo di avere abbastanza fegato per farlo. E' vero. Finora mi sono sempre frenata con il pensiero che finché non trovavo altro non mi sarei tolta dai piedi. Avevo paura di rimanere senza soldi. Invece ora ho fatto i miei debiti conti e ho deciso: ora o mai più. Se aspetto ancora un po' rischio 1) di rimanere invischiata in altri progetti che non mi permetteranno di andarmene via senza eventuali rotture di $cose_rotonde... 2) di rimetterci di brutto, veramente... ultimamente (ma non è una novità) la salute se ne stava andando davvero a ramengo.

Ergo, ho deciso. Ho un minimo di tranquillità perché so che, se vorrò ritornare nel caso sia davvero davvero in crisi senza il becco di un quattrino e una speranza di lavoro, potrò farlo. Ora si va in caccia di un part time che mi dia qualche entrata e mi permetta un po' più di tempo per fare ciò a cui aspiro: scrivere.

Il mio capo è stato molto comprensivo; ci siamo lasciati serenamente, senza rancori o altro.
Il che mi tranquillizza, dato che tra un mese, a parte un bel malloppo di buona uscita, non avrò introiti fissi. Ma tant'è. E' un rischio e lo accetterò come tale. Poi non è detto.. magari durante il preavviso colgo al volo un'annuncio o approfitto di un'occasione... chi lo sa?

In famiglia non l'hanno presa bene. E' iniziato il martellamento/sensi di colpa da parte di mia mamma... lo so benissimo anche io che un lavoro non si getta così: ciò che non capisce è che non l'ho fatto "per capriccio", non l'ho fatto perché è capitato un imprevisto passeggero che mi ha fatto dire "no basta non ne posso più". E' qualcosa che mi trascinavo dentro da molto, che mi faceva stare male, e alla fine ho detto basta. Prima di compiacere gli altri devo rispettare me stessa, e andando avanti così ci avrei rimesso anche in salute. Era un prezzo che non potevo pagare, qualcosa che nessuno stipendio mi avrebbe permesso di ricomprare.

Che dire... speriamo... ora mi metterò d'impegno, su tutti gli altri fronti.
Voglio scrivere, concludere i miei lavori. Tra poco ne avrò il tempo e non ci saranno scuse.
E che Dio ce la mandi buona...

martedì 11 maggio 2010

Punto della situazione

Ultimamente sto scrivendo poco, e la cosa non mi piace per niente.

Corri di qui, corri di là, e il lavoro, e la scherma, e l'accademia (sì, mi sono diplomata ma ci sono alcune questioni burocratiche da risolvere)... insomma, nel momento in cui mi siedo davanti al pc non ho nemmeno la voglia di stare a pensare. Voglio solo svagare la mente. So benissimo che scrivere con la testa così affollata produrrebbe soltanto spazzatura.

Ultimamente, però, fioccano le idee. A volte derivanti soltanto da un semplice titolo che mi piace da cui tirarci fuori una trama in tutto e per tutto. Ho elaborato (almeno a grandi linee) una nuova idea per un cyberpunk, ma necessita di un po' di documentazione. Per non parlare del romanzo storico che ho in ballo... lì devo fare una ricerca accurata che potrebbe anche protrarsi per settimane.

Se soltanto avessi un po' più di tempo durante il giorno e meno preoccupazioni... :-(
E se solo avessi quella famosa "risposta di venerdì" che tarda ancora a farsi viva...!

Non ho voglia, però, di piangermi addosso. Mi scoccia soltanto che i giorni, le settimane, i mesi scivolino via senza che riesca a dire "oh, finalmente qualcosa ho fatto". E' questo che mi rode, tutto qui. Vorrei concretizzare tante cose. Forse, appunto, ne ho tante. Troppe. Ma almeno una, quella cardine, la vorrei rendere realtà.

Altre novità? Direi di sì.
Sono entrata in un gruppo in cui suonano due miei cugini, come cantante. Il genere è rock, dal classico (Deep Purple) al più moderno (Evanescence, Lacuna Coil). Mi trovo davvero molto bene. L'unica sfiga è ammalarsi con tosse e mal di gola due giorni prima delle prove e avere il naso toppo alla vigilia delle altre! Grunt... la cosa che però mi elettrizza è che il 21 maggio suoneremo dal vivo. La cosa mi entusiasma e mi impaurisce allo stesso tempo... impararsi la scaletta delle venti canzoni entro due settimane (testi a memoria inclusi) non è affatto facile!
Ma ce la farò... se almeno mi passasse questo dannato raffreddore!

Insomma volendo tirare le somme.... Noia? Cos'è la noia?




martedì 27 aprile 2010

Venerdì

Venerdì avrò una risposta. Venerdì saprò se ciò che agogno si concretizzerà.
Oggi è solo martedì...

... Dèi, aiutatemi... riuscirò a sopportare l'attesa? :-s

martedì 20 aprile 2010

Altro lavoro cercasi...

No, non mi hanno licenziata, come potrei far pensare. Ho intenzione di licenziarmi io. E non voglio sentirmi dire le solite lagne del tipo "no ma che fai, hai uno stipendio fisso, di questi tempi è oro!" Anche la salute è oro. Uno stipendio si trova, la salute no. Quella già me la sono giocata in parte anni fa con l'orecchio, trascurandolo pur di stare dietro alle consegne. Ho giurato di non ripetere mai più lo stesso errore. Col cavolo che ci ricasco ancora.

L'ultimo anno e mezzo è stato un inferno. Avrei voluto mollare subito. Ho ricevuto forse uno o due zuccherini in mezzo a tante frustate psicologiche che non avete idea. Poi ho tenuto duro, mi ripetevo che ero io che dovevo diventare più forte, sopportare di più, come fan tutti, appunto. Poi parte di me si è ribellata. E si è fatta sentire. Somatizzando tutto, facendomi stare male. Io, che mai ho beccato influenze se non una all'anno (e doveva esserci un inverno davvero stronzo) stavo male praticamente ogni settimana. Vuoi l'orecchio, vuoi la testa, vuoi lo stomaco, vuoi il petto. Il senso di perenne stanchezza, l'angoscia ad alzarsi al mattino... le nottate insonni, pregando però che la notte non passasse, anzi: che durasse il più possibile. Anche se non avessi dormito. Tutto, pur di mettere più tempo tra me e il lavoro.

Io non regalo la mia vita a nessuno. Sto rovinando rapporti, amicizie, famiglia (perché non ti resta un atteggiamento roseo con chi ti sta vicino) e tutto il resto solo per qualcosa di "convenzionale" per il resto del mondo. Sono stufa di sentirmi dire "è così, devi abituarti". Un corno. Anche una volta si diceva così. Ma non mi pare che il progresso si sia fermato nel Medioevo. O sbaglio?

Voglio dedicarmi completamente alla scrittura. Magari un part-time nel frattempo, per far fronte alle piccole spese. Non ho ancora un affitto, non devo mantenere una famiglia. Voglio produrre, buttarmi nell'editoria a pesce. Ma se non ho il tempo di farlo, se continuo a lavorare 12 ore al giorno per di più non ricevendo altro che frustate, allora non riuscirò mai.

Auguratemi buona fortuna. Credo che ne avrò bisogno. Tanta.



lunedì 19 aprile 2010

E' difficile...

...tornare indietro, alla monotonia della vita lavorativa, quando per due giorni sei riuscita a rivedere una città che ami: Firenze.

E' difficile, quando sei riuscita a vedere dei cari amici e aver trascorso con loro il weekend, da mattina a sera.

E' difficile, dopo essersi separati alla stazione pensando a quando riusciremo a rivederci, tutti insieme.

Ancora più tremendo lo è se sai che non li rivedrai per un bel pezzo e vorresti invece averli accanto, nel momento del bisogno, sia tuo che il loro.

Mi mancate, ragazzi... ridevo e scherzavo dal finestrino del mio treno, mentre agitavo la mano come una bambina... ma dietro gli occhiali scuri che portavo avevo le lacrime che pregavano di uscire.

Arrivederci amici. Arrivederci Firenze. Ho lasciato un po' del mio cuore in tutti voi.

martedì 23 marzo 2010

Incrociate le dita...

...perché oggi ne ho davvero bisogno.
Oggi, Fiera dell'Editoria a Bologna. Per poter conquistare questo pomeriggio libero ho dovuto lavorare 12 ore ieri, quindi non mancherò per nulla al mondo. Sarò presente nel pomeriggio e il mio agente mi ha già avvertito che potrebbe presentarmi ad alcune case editrici molto note....

Speriamo, ragazzi. Veramente, incrociate le dita. Ho bisogno di tutta la fortuna possibile, a costo di esaurire i fantomatici quindici minuti che una persona ha a disposizione nella vita...

Con in mano il diploma

Era anche ora, direi! Finalmente sabato ho potuto recuperare il mio diploma accademico che attesta (testuali parole) che sono "diplomata in Sceneggiatura e Regia conseguendo la votazione di 29/30."

Niente male, vero? :-)

Ovviamente sabato sera mi sono concessa un "piccolo" festeggiamento alcolico... peccato purtroppo che il mio ragazzo dovesse guidare, mi è mancata un po' di compagnia su quel lato :-D

martedì 9 marzo 2010

Asgardian heart...

"Yonder jeg ser min far,
Yonder jeg se min mor
og søstrene mine og mine brødre,
Yonder jeg se alle mine avdøde slektninger,
fra begynnelse til slutt.
Der, nå kaller de meg
up meg å ta min plass blant dem i hall of Valhalla,
hvor modige kan leve evig."

"Ecco, là io vedo mio padre,
ecco, là io vedo mia madre
e le mie sorelle e i miei fratelli.
Ecco, là io vedo tutti i miei parenti defunti
dal principio alla fine.
Ecco, ora chiamano me,
mi invitano a prendere posto in mezzo a loro
nella sala del Valhalla
dove l'impavido
può vivere
per sempre."


(Grazie a Luana per il testo normanno)

mercoledì 24 febbraio 2010

E' dura quando hai voglia di scrivere...

...e devi lavorare. Ma d'altronde o si campa o si muore, e senza soldi la sottoscritta non combinerebbe una ceppa...

E' dura davvero comunque, specie quando hai tante idee che ti frullano per la testa e non vedi l'ora di metterla su carta.

L'ultimo sabato mattina l'ho trascorso in biblioteca, tra volumi polverosi, documenti, cronache (non di Narnia XD ) e mappe... tre ore senza alzare gli occhi dalle pagine...alla fine ci vedevo doppio! Tutto per un ambientazione a cui sto lavorando e che mi ispira sempre più. Vedremo.

Per il romanzo a 4 mani l'entusiasmo cresce di giorno di giorno, da entrambe le parti. L'ambientazione è finita, la trama pure, la scheda personaggi anche, e il prologo è stato scritto. Per di più siamo riusciti a incontrarci face-to-face (siamo di due città diverse) facendo un brainstorming sulle scalinate di S.Michele a Firenze... una cosa da rifare :-D

Non vedo l'ora che arrivi il weekend, ho bisogno assolutamente di scrivere!

martedì 16 febbraio 2010

Workshow Tessitori di sogni, the day after

E' stata dura tornare a lavorare dopo una settimana insieme ad altre persone con il mio stesso sogno.
Il Workshow "Tessitori di Sogni" di Lucca ha compiuto il primo giro di boa con noi scrittori, e devo dire, è stata una delle settimane più belle della mia vita.
Non solo per quanto stiamo producendo, per i grandi brainstorming con mille idee che piovevano come grandine, per i laboratori, e tutto il resto. E' stato anche un momento di raccolta, con persone che avevano tutte la stessa passione, lo stesso ardore di veder realizzati i propri progetti, e soprattutto, con persone di un calibro eccezionale, che mi spiace avere lontane. Chi se la scorderà più la musichetta dell'Almanacco che Jean faceva partire quando qualcuno usciva con qualche perla? Le riunioni alla sala del Grifondoro, quella dell'albergo, a volte fino a tarda ora (direi anzi mattina presto XD ), in cui bastava solo una musica e un paio di argomenti leggeri per ridere, dimenticando per un attimo tutto il resto in cui (purtroppo) siamo dovuti rimpiombare una volta tornati a casa?

Ciò che mi consola è che non è finita, oh, no. Il bello comincia adesso, con gli sforzi che si concretizzano in un unico sprint collettivo.

Un saluto grande così a Lucia, Camilla, Pia, Andrea, Rocco, Jean, Carolina, Elena, e Antonio.
E ovviamente a Pierdy, Luca, Alessandra, Sara, Antonio ed Emanuele che sono stati i nostri ciceroni in questo splendido viaggio.

Mi mancate tutti, davvero. Non sapete quanto. Spero di rivedervi presto, per sognare di nuovo tutti insieme.

mercoledì 6 gennaio 2010

Anno nuovo...

...vita nuova... forse. Chissà. Non la voglio prendere in senso pessimistico, ovviamente, ma ho passato il Capodanno in maniera "trasparente". Prima lo vivevo con più entusiasmo, con più speranza e curiosità di ciò che poteva portarmi l'anno nuovo. Questa volta (ma già da qualche anno) è passato rapido e senza un particolare peso, benché lo abbia festeggiato con i miei amici, col mio ragazzo e ci siamo divertiti un mondo (ps: grazie Andrea!).
Vuoi un po' di casini col lavoro, vuoi il fatto che sto galoppando verso gli -enta (due anni ancora però, nessuno anticipi XD ), vuoi il fatto che sempre più spesso mi sento dire "eh ma non hai più l'età per farlo". Prego? Se a me va di fare una cosa, la faccio anche se ho settant'anni. Compreso il bungee jumping, se mi gira una mattina :-D
Però...c'è sempre un però. Positivo, questa volta. L'anno inizia almeno con un piccolo passo verso il mio sogno, ovvero con un contratto con un'agenzia letteraria interessata ai miei lavori. Un piccolo grande passo, che mi permette di sognare ancora. E non solo. A febbraio riprenderò i lavori del Workshow di Lucca, il che mi permetterà, non solo di rivedere persone con cui ho condiviso dei bellissimi momenti, ma anche di dedicare un'intera settimana, anima e corpo, a ciò che davvero amo nella vita: i progetti creativi, la scrittura.

Tra poco finirà anche l'accademia.... e si riparte con altro! Scuola d'arme, ho deciso. Eh sì. Lo so, non so stare ferma XD me lo dicono anche i miei. Però è diverso. Si studia e si fa pratica. Si studia la storia e le tecniche della scherma medievale, e la si padroneggia ovviamente. Per una come me che colleziona spade da combattimento... No beh, scherzi a parte: la storia della scherma e delle armi mi ha sempre affascinato. Già da un po' ci giravo attorno a questo tipo di palestra, ma per un motivo o per l'altro, ho sempre dovuto rinunciarvi. Ma stavolta ci provo (a proposito, thanks to Giorgio e Andrea che mi hanno avvicinato al mondo della sala d'arme :-D ) e non è un "o la va o la spacca": voglio mettermici d'impegno. Come sempre.

Buon anno a tutti, e lunga vita ai sogni.